“L’uomo è un animale sociale” per il fatto che tende ad organizzarsi in gruppi sociali, così scriveva Aristotele nella “Politica”. Così è fin dall’alba dei tempi, quando gli esseri umani, ancora abitanti delle caverne, riunendosi in gruppi organizzati avevano maggiori possibilità di trovare protezione dai predatori e di ricevere aiuto in caso di bisogno; ciò ha consentito all’uomo di sopravvivere quando le sfide della natura erano estreme e di evolversi fino ai giorni nostri.
E giungendo ad oggi, ciascuno di noi, che lo voglia o meno, si ritrova all’interno di molteplici relazioni: tutti quanti abbiamo colleghi di lavoro, amici, familiari, vicini di casa e così via. Le relazioni oltre che imposte sono spesso ricercate, per cui cerchiamo di farci nuovi amici, di avere una relazione amorosa, ci riuniamo in gruppi culturali o frequentiamo circoli sportivi. Questo perché è nel mondo delle relazioni che il nostro essere trova una piena realizzazione, sente che la vita acquisisce senso e significato. Tuttavia dall’incontro con l’altro spesso derivano anche dolori e sofferenza: un amico ci delude, il fidanzato ci lascia per un’altra, a scuola ci prendono in giro. La maggior parte delle persone sa che questo può far parte del gioco, gestisce la sofferenza quando capita e si ributta nel mondo delle relazioni consapevole che ne potrà trarre un rinnovato benessere.
Tuttavia, ci sono persone che vivono il mondo delle relazioni con grandi sofferenze, incapaci, loro malgrado, di poterne cogliere gli aspetti positivi; si tratta di persone che in cuor loro desidererebbero avere una vita sociale appagante ma sentono che qualcosa li blocca; vorrebbero, ad esempio, stringere legami ma non riescono, oppure non sono in grado di mantenere i rapporti che faticosamente costruiscono o, ancora, quando sono all’interno di un rapporto, vivono male provando intensi sentimenti negativi come rabbia, ansia o angoscia. Si tratta solo di alcuni esempi di una casistica molto ampia; vediamo di seguito alcuni esempi di queste difficoltà relazionali.
Sandro ha 27 anni, è figlio unico e fin da bambino è stato definito come un ragazzo chiuso e introverso. Ai tempi della scuola frequentava qualche amico che lo invitava ad uscire per frequentare qualche bar oppure andare a qualche festa. Sandro accettava questi inviti ma, quando si trovava in mezzo agli altri ragazzi, sentiva che c’era qualcosa che non andava, gli altri erano tutti così allegri e socievoli, mentre lui era sempre in disparte. Sentiva come se fra lui e gli altri ci fosse un muro invalicabile, che gli impediva di avvicinarsi. Ciò faceva crescere il suo disagio e rendeva queste esperienze poco piacevoli. Alla fine ha smesso di accettare gli inviti e gli amici hanno finito di cercarlo. Gli anni passano e Sandro conduce una vita sempre più isolata. Dopo il lavoro torna a casa dai genitori, le uniche persone con cui ha degli scambi relazionali al di fuori dell’orario di lavoro. Sandro, tuttavia, vive con dolore questa sua condizione, sente il bisogno di un contatto relazionale ma non sa come fare. Vorrebbe legare con qualche collega e si propone di invitare qualcuno di loro a uscire con lui. Questa prospettiva però lo agita al solo pensiero, teme di essere rifiutato o di essere deriso, l’ansia e l’angoscia crescono sempre di più, a tal punto che, prima di fare alcunché, rinuncia al suo obiettivo, sentendosi ancor più inadeguato e incapace.
Fabio ha 33 anni e da quando ne ha 14 ha sempre avuto una fidanzata. Quando una storia finiva, sentiva il forte bisogno di avere subito qualcun altro al suo fianco. Si ritiene un ragazzo forte e capace ma da solo non riesce a stare. Quando è all’interno di una relazione è terrorizzato dall’idea di rimanere da solo, per cui chiede alla sua partner continue rassicurazioni ed è sempre pronto ad assecondarla in tutto per timore di fare qualcosa che la possa far allontanare. Una relazione così sbilanciata, però, non è gratificante, né per la sua ragazza, né per lui. Fabio si rende conto che, così facendo, rinuncia a tutte le sue esigenze e ai suoi bisogni mettendo quelli della sua ragazza sempre in primo piano. La frustrazione cresce e gli viene voglia di ribellarsi, ma la paura di restare da solo è troppo forte e tutto ritorna come prima. Tutte le relazioni di Fabio hanno seguito questo copione e per di più si è trattato di persone che non gli sono mai piaciute veramente, ma il bisogno di scacciare la solitudine ha sempre prevalso sulla ricerca di una partner che gli piacesse veramente. Da due mesi Fabio è stato lasciato ed è caduto in un profondo stato depressivo, non sa come fare a portare avanti la sua vita, non riesce a trovare significato in nulla di ciò che lo circonda. Ha bisogno di qualcuno accanto, non importa chi, su cui appoggiarsi, che dia un senso alla sua vita, perché da solo non riesce a trovarlo.
Giovanna è una ragazza carina e intelligente, è spigliata e socievole, tuttavia ha rovinato alcune delle sue relazioni più importanti a causa dell’incapacità di gestire la sua rabbia. Nelle relazioni affettive e amicali capita frequentemente di trovarsi in disaccordo e di avere discussioni. Per Giovanna queste situazioni però sono molto problematiche: quando ritiene che qualcuno le manchi di rispetto perde letteralmente la testa. Sente che dentro di lei nascono delle fiamme che potrebbero divorarla se non le scarica in qualche modo. Non riesce più a ragionare e diventa aggressiva, urla e dice cose molto pesanti. A causa di questi comportamenti ha rotto i rapporti con amici molto importanti è ha rischiato di perdere il lavoro. Nonostante ciò, quando la rabbia sale non riesce a controllarla e, poi, quando tutto finisce si trova in preda a profondi sentimenti di colpa e tristezza, perché alla fine si rende conto di avere rovinato relazioni a cui teneva davvero tanto.
Roberta è sempre stata diffidente nei confronti delle persone ed ha paura a entrare troppo in intimità con qualcuno. Teme di essere abbandonata e l’abbandono è ciò che le fa più paura; ritiene che non riuscirebbe a superare il dolore che proverebbe in quel caso. Un giorno conosce Luca, un ragazzo straordinario, e, nonostante le diffidenze iniziali, inizia a frequentarlo e finisce per innamorarsi di lui. La storia inizia nel migliore dei modi, ma ben presto la paura di essere abbandonata ritorna, e quando si affaccia alla sua mente deve assolutamente scongiurarla. Inizia allora a diventare gelosa, sospettosa e controllante. Non riesce più a percepire le belle sensazioni che provava all’inizio, e al loro posto c’è un malessere che sfocia spesso in litigi anche molto accesi. La situazione diventa insostenibile. Luca lascia Roberta, i cui comportamenti hanno fatto sì che vivesse quell’abbandono che ha disperatamente tentato di evitare.
Se i racconti che hai appena letto ti suonano familiari o se, comunque, vivi il mondo delle relazioni in modo difficoltoso, senza trarne soddisfazioni, oppure provando dolore e sofferenza, sappi che la terapia cognitivo - comportamentale ti può aiutare:
Grazie alla terapia comportamentale è possibile infatti imparare a: