Il modello cognitivo - comportamentale nasce negli anni ‘50 e ‘60 dai lavori di Albert Ellis e Aaron T. Beck, che possono essere considerati i padri fondatori dell’approccio. Nel corso del tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, numerosi altri autori hanno portato importanti contributi per rendere il modello cognitivo comportamentale sempre più efficace nell’affrontare con successo la maggior parte dei disagi di natura psicologica. Ad oggi, sebbene ci siano interventi cognitivo - comportamentali che presentano sostanziali differenze tra di loro, possiamo individuare una serie di punti fermi:
1) le persone soffrono non solo a causa degli eventi negativi che capitano loro, ma soprattutto per come interpretano questi eventi: le situazioni di vita ci fanno soffrire perché la nostra mente giudica in un certo modo quello che accade. Facciamo un esempio molto banale: se ho un appuntamento con un amico e questo ritarda considerevolmente, potrei provare una forte ansia, ma non sarebbe il ritardo di per sé a farmi soffrire, bensì il fatto che potrei pensare “avrà fatto un incidente”. L’ansia nasce dalla mia interpretazione dell’evento anziché dall’evento stesso. Se il mio pensiero fosse diverso (ad es. “probabilmente c’è molto traffico, sarà bloccato in tangenziale”) non proverei un’ emozione sgradevole.
2) la terapia cognitivo comportamentale si basa su solidi dati scientifici: a differenza di altri approcci psicologici, il modello cognitivo - comportamentale, fin dalle sue origini, ha verificato la propria efficacia mediante esperimenti scientifici. Sono ormai numerosi gli studi che certificano l’efficacia della terapia cognitivo - comportamentale, la quale è, ad oggi, il tipo di psicoterapia che la cui efficacia è stata maggiormente dimostrata dagli studi scientifici per un’ampia varietà di disturbi psicologici, tra cui:
Le linee guida internazionali (Psychiatryonline.org/guidelines) indicano la terapia cognitivo - comportamentale come terapia d’elezione, al pari dei farmaci, per i disturbi sopra elencati.
3) l’intervento è di natura attiva: si cambia veramente solo se si fa esperienza delle cose. La terapia prevede quindi lo svolgimento di numerosi esercizi in seduta e si chiederà alla persona di esercitarsi anche a casa.
4) l’approccio cognitivo comportamentale è focalizzato sul presente: sebbene la comprensione dei motivi che hanno portato alla sofferenza della persona siano una componente importante dell’intervento, l’attenzione è comunque incentrata sull’attuale sofferenza e sui modi più efficaci per superarla
5) gli obiettivi sono ben definiti e concordati: gli obiettivi della terapia vengono stabiliti di comune accordo da paziente e terapeuta ed insieme si individuano le strategie più efficaci per raggiungerli. Si cerca inoltre di renderli i più concreti possibile (ad es. “ritornare a prendere i mezzi pubblici”, “frequentare nuovamente i luoghi affollati”, “ costruirsi una vita sociale”) perché così sarà possibile valutare se sono stati raggiunti ed, in caso negativo, modificare le strategie fino a quel punto utilizzate.
6) l’intervento cognitivo comportamentale punta ad essere di breve durata: sebbene la durata di una psicoterapia sia variabile e dipenda dalle caratteristiche specifiche di ogni individuo, la terapia cognitivo - comportamentale mira a ridurre i tempi degli interventi cercando di andare fin da subito al cuore dei problemi.